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Published On: 27 June 20232.8 min read
Cosa hanno in comune IKEA, Heineken, LEGO e Unilever? Semplice: utilizzano abitualmente il co-design per creare o migliorare prodotti e soluzioni. Scopriamo di più.

Iniziamo dal problema. Un’azienda ha bisogno di lanciare nuovi prodotti per mantenere la posizione di mercato ma i test non danno i risultati sperati. Un processo non funziona nel modo corretto ma i tecnici non riescono a risolvere il problema. Alcuni reparti dell’azienda hanno una bassa efficienza senza cause apparenti.

In tutti questi casi, un contributo diverso e innovativo può essere fornito dal co-design.

Cos’è il co-design

Volendo dare una definizione, il co-design è una metodologia che coinvolge le persone in tutte le fasi della progettazione di un prodotto o servizio, con l’obiettivo di creare un’esperienza in grado di generare valore aggiunto tangibile.

Il codesign – o design partecipativo, o co-progettazione – traduce i bisogni, le necessità e i desideri degli utenti di un prodotto o servizio in un modello reale di sviluppo, funzionale alla crescita e all’innovazione.

Se ci pensiamo, è abbastanza logico. Chi conosce alla perfezione pregi e difetti di un prodotto? Semplice: chi quel prodotto lo vive tutti i giorni.

Dal punto di vista storico, il co-design non è certo una novità. Nasce negli anni ’60 nel nord Europa, per poi trovare piena definizione negli anni ’80 grazie al fondamentale lavoro di Donald Norman, il papà del design thinking.

“We must design for the way people behave, not for how we would wish them to behave.” (Donald Norman)
Gli stakeholder di un progetto di co-design possono essere molteplici. Il management di un’azienda. Oppure unità specifiche come il marketing, le vendite o le risorse umane. O ancora i clienti finali o i cittadini, nel caso di un prodotto/servizio pubblico.

È importante sottolineare che il codesign può essere utilizzato per tutti i prodotti/servizi e per tutte le aziende di tutti i settori, dalle PMI alle start up e scale up fino alle multinazionali.

Come funziona il co-design

Dal punto di vista pratico, il co-design è una metodologia partecipativa e democratica, dove il designer ha il ruolo di guida/facilitatore ma è un primus inter pares. Il designer deve avere capacità di ascolto ed empatia, per facilitare il confronto e l’emersione dei diversi punti di vista nell’ottica di individuare la soluzione condivisa più efficace.

Tradizionalmente, i workshop di codesign si svolgono in piccoli gruppi a loro volta suddivisi in sottogruppi. Prevedono l’utilizzo di diversi strumenti di comunicazione e interazione, come post-it, lavagne o piattaforme collaborative.

La struttura è estremamente variabile, ma prevede sempre la definizione degli obiettivi che si intendono raggiungere, la definizione dell’agenda di lavoro e la condivisione dei risultati. All’interno dei workshop di design partecipativo tutti hanno diritto di esprimere il proprio punto di vista in assoluta libertà e senza condizionamenti.

La buona riuscita dipende da tanti fattori, ma non può prescindere dal coinvolgimento attivo degli stakeholder e della capacità del designer di facilitare il processo.

Perché utilizzare il co-design

Semplice: perché crea innovazione tangibile.

Dà vita a nuove idee che – probabilmente – non sarebbero mai emerse con metodologie tradizionali.

Stimola il coinvolgimento degli stakeholder, la creatività e il lavoro di squadra in azienda.

Permette di sviluppare nuovi prodotti, risolvere problemi e ottimizzare processi esistenti.

Genera soluzioni che non sono imposte dai vertici aziendali ma sono il risultato di un processo bottom-up.

In poche parole: crea valore.

Se il nostro modo di pensare ti piace e vuoi conoscerci meglio, contattaci sul sito o scrivici su Linkedin. Aspettiamo di conoscere il tuo entusiasmante progetto!