Negli ultimi mesi, due ricerche hanno ribadito con chiarezza che la sostenibilità non è più un “tema laterale”:
- a marzo 2025, ESG Today riportava che il 74% dei dirigenti riconosce un impatto diretto sulla reputazione, il 70% sulle relazioni con gli stakeholder, il 61% sull’attrazione dei talenti, il 49% sulle vendite e il 50% sui costi. Eppure solo il 37% delle aziende la integra nella propria strategia.
- a febbraio 2025, Harvard Law School Forum on Corporate Governance evidenziava come, soprattutto in Europa con l’arrivo della CSRD, i board stiano portando la sostenibilità in agenda come priorità strategica, con un focus crescente sul ROI delle iniziative ESG.
I dati ci dicono due cose:
- i benefici ci sono e sono già misurabili;
- la maggior parte delle aziende resta ferma a un livello superficiale.
Ed è qui che si apre il vero paradosso
Molte aziende traducono la sostenibilità in governance: nuove policy, aggiornamenti dei codici etici, report non finanziari pieni di dati che – se siamo onesti – dovrebbero già essere la base minima, non un risultato da sbandierare.
Tutto corretto, tutto necessario, ma raramente trasformativo.
Il problema è che così facendo si resta in superficie. Ci si concentra sul “vestito istituzionale” dell’azienda, senza toccare la sostanza di come ogni giorno si lavora, si decide, si collabora.
Perché la sostenibilità digitale non si misura nei documenti, ma negli strumenti e nei processi quotidiani.
È lì che si accumulano inefficienze e costi invisibili.
- La piattaforma HR che obbliga i dipendenti a mille passaggi inutili non è solo fastidiosa: moltiplicata per centinaia di persone, significa ore perse e motivazione in calo.
- Il gestionale che non dialoga con il CRM produce ridondanze, errori manuali e dati poco affidabili.
- Un’interfaccia non accessibile non “esclude in teoria”: esclude davvero clienti e collaboratori, con un impatto diretto sul business.
Non sono dettagli: sono i luoghi in cui ogni giorno un’azienda decide se sprecare risorse o costruire valore.
Cosa dovremmo iniziare a chiederci
I board dovrebbero spostare l’attenzione, non serve un altro documento di governance se poi i processi restano gli stessi.
Serve chiedersi:
- Dove stiamo perdendo tempo, energie, attenzione?
- Dove stiamo progettando strumenti che consumano più di quanto generano?
Sono domande scomode, perché non portano a un bel report con grafici colorati, ma a guardare in faccia la quotidianità operativa dell’organizzazione, è lì che la sostenibilità smette di essere un capitolo accessorio e diventa strategia.
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