Intro
Inseguire la crescita a tutti i costi è diventato quasi un mantra. Ma vale davvero per tutti?
In questo articolo, ti porto la mia esperienza, i casi che abbiamo vissuto in Exeen, e ti spiego perché la crescita solida, quella che parte da basi sostenibili, può essere la scelta più saggia (e più redditizia).
Questo articolo riprende e approfondisce i temi del nostro ultimo webinar di Exeen Talks, che trovi qui sotto.
Da dove nasce davvero questo mito?
Siamo onesti, il titolo è forte. “Il mito della crescita veloce sta uccidendo il tuo business.” e non vale per tutti, lo so, ma per tanti sì.
Il problema non è voler crescere, è volerlo fare a tutti i costi, troppo in fretta e senza basi solide
In molti casi, l’idea che l’unico successo possibile passi per la crescita rapida nasce da un mix culturale e storico, pensiamo alla narrativa delle startup americane, si parte in garage, si scala velocemente, si fa una . Fine.
Ma questo non è il modello italiano, il nostro tessuto imprenditoriale è fatto di piccole aziende, spesso familiari, costruite su competenze verticali, relazioni forti, resilienza e fatturati stabili.
Negli anni, però, abbiamo iniziato a sentire che se non stai crescendo come un razzo, sei in ritardo o peggio sei un perdente!
È la generazione della performance, slide motivazionali, eventi pieni di anglicismi, pressioni da consulenti e investitori, eppure…
Crescere rapidamente non è sempre un segnale di salute.
Come Exeen, vediamo ogni giorno aziende piccole che hanno trovato un equilibrio perfetto tra fatturato, margini, team e sostenibilità personale del founder.
Il problema è che spesso ci dicono: “Mi dicono tutti che dovrei crescere di più, ma io sto bene così, sbaglio?”
No. Non sbagli affatto.
Il problema nasce da una percezione sbagliata per chi cresce lentamente.
In realtà, quando inizi a ottimizzare i processi, a ridurre gli sprechi, a digitalizzare dove serve, a valorizzare le persone… non rallenti, rendi il tuo business più fluido, più robusto, più reattivo.
Quando si cresce velocemente la crescita ti può anche sfuggire di mano, come è stato per Foodspring.
Era una startup tedesca nel settore fitness & nutrition, è cresciuta a ritmi vertiginosi, ma poi ha iniziato la discesa.
Perché? Perché una cosa è crescere grazie ai finanziamenti o a continue iniezioni di capitale, un’altra è farlo con un modello che si regge su margini reali e cash flow stabile. Foodspring non è riuscita a sostenere tutto questo, ha abbassato la qualità, ha perso fiducia dei clienti… e a giugno 2025 ha chiuso.
Cos’è davvero la crescita sostenibile (e perché dovresti puntarci)
Crescita sostenibile, o meglio crescita solida, non significa restare fermi, significa andare avanti in equilibrio
In termini pratici:
- Margini buoni = il business si mantiene da solo
- Flusso di cassa positivo = non dipendo da prestiti per pagare i fornitori
- Capacità di resistere agli imprevisti (tipo una pandemia, una crisi logistica, un calo di domanda)
Una crescita solida è quella che non compromette la stabilità operativa, finanziaria e strategica dell’impresa, questo vale anche se hai accesso a capitali esterni, se non li gestisci con criterio, rischi di bruciare tutto.
Significa crescere in modo equilibrato, efficiente e resiliente, evitando il rischio di sovraestensione o dipendenza da investimenti insostenibili.
Come può un’azienda che vuole crescere in maniera sostenibile rimanere competitiva in un panorama come questo?
Viviamo in un’epoca di accelerazione continua, tecnologie nuove ogni giorno, clienti più esigenti, competitor globali. E allora come si fa a “rallentare” e restare competitivi?
Adottando un approccio strategico basato su tre pilastri fondamentali: adattabilità, efficienza operativa e valore a lungo termine.
Adattabilità
La prima vera leva per restare competitivi oggi è l’adattabilità, costruire un vero e proprio sistema aziendale capace di leggere i cambiamenti esterni e trasformarli in scelte strategiche.
Un’azienda resiliente è quella che riesce a intercettare in tempo le variazioni nei comportamenti dei clienti, i mutamenti normativi, le evoluzioni socio-economiche e persino i segnali politici.
Sono dinamiche che non possiamo più permetterci di ignorare, perché hanno impatti diretti, spesso immediati, sul nostro modo di fare impresa.
L’esempio che porto spesso è quello delle interruzioni nella supply chain durante il Covid, all’improvviso, alcune materie prime sono diventate irreperibili, altre, come i componenti elettronici o i container per il trasporto, hanno subito aumenti di prezzo esponenziali. Chi aveva previsto un piano B, materiali alternativi, fornitori locali, logiche di approvvigionamento più flessibili, ha tenuto, gli altri si sono ritrovati a fare i conti con ritardi, clienti insoddisfatti e un ricorso forzato all’indebitamento per restare a galla.
Per riassumere
✔ Monitora il comportamento dei consumatori e le evoluzioni del mercato per anticipare i cambiamenti.
✔ Adotta strategie di sperimentazione graduale, testando nuovi modelli senza stravolgere la struttura aziendale.
✔ Diversifica ed espandi il business in modo mirato, senza disperdere risorse in mercati o prodotti non validati.
Efficienza Operativa
Una realtà sostenibile è quella che sa espandersi senza perdere l’equilibrio, evitando quei classici collassi organizzativi che arrivano quando si corre troppo in fretta, con processi fragili e risorse mal distribuite, espandersi senza un’ottima gestione delle risorse porta a collassi organizzativi.
Da dove partire
✔ Digitalizzazione mirata: usa la tecnologia per automatizzare processi e ridurre inefficienze, senza cedere alla frenesia di adottare ogni nuova tendenza digitale.
✔ Sviluppo del capitale umano: investi nella formazione e nell’empowerment dei dipendenti per garantire crescita interna prima di scalare esternamente.
✔ Ottimizzazione finanziaria: garantisci una gestione del cash flow solida per sostenere la crescita senza dipendere da finanziamenti rischiosi.
Valore a lungo termine
Ultimo punto il valore a lungo termine, come poterlo costruire?
Inizia con porre l’attenzione a:
✔ Focus sulla retention, non solo sull’acquisizione: un cliente fidelizzato genera più valore di una massa di nuovi utenti difficili da mantenere.
✔ Sostenibilità economica e ambientale: le aziende che integrano modelli come l’economia circolare o il consumo responsabile hanno un vantaggio competitivo crescente, non solo a livello di storytelling ma a livello economico.
✔ Partnership strategiche: creare alleanze con altre realtà per ampliare il mercato senza dover investire in espansioni rischiose.
Quali metriche chiave si dovrebbe monitorare per capire se il proprio business sta crescendo in modo sano?
Partiamo dalla Marginalità.
Una delle domande che mi viene fatta più spesso è:
“Secondo te, che margine dovrebbe avere un’azienda sana? Va bene il 20%? Meglio il 50%?”
E ogni volta, la mia risposta è un grande, sonoro: “dipende!” ,la verità è che non esiste un numero magico, valido per tutti, non esiste “una percentuale giusta” scolpita nella pietra, quello che conta davvero è capire come quel margine è costruito e se ti permette di sostenere il tuo business nel tempo.
Insomma, è come chiedermi: “Quanto dovrei pesare per stare bene?” anche lì, senza conoscere la persona, l’età, lo stile di vita, non posso rispondere, lo stesso vale per la marginalità.
A volte mi capita di vedere imprenditori che calcolano i prezzi moltiplicando i costi per tre, quando glielo faccio notare e chiedo da dove arriva questo “3”, molti non sanno rispondere, è una formula che gira da anni, una sorta di tradizione tramandata, ma non regge, ogni business ha una struttura di costi diversa, un posizionamento diverso, una clientela diversa.
E soprattutto, ha bisogno di un equilibrio tra prezzi, costi e valore generato.
Altro punto cruciale è il flusso di cassa, anche se hai un ottimo margine, se i tuoi tempi di incasso sono troppo lunghi e quelli di pagamento troppo stretti, ti ritrovi a corto di liquidità, e lì sei costretto a chiedere prestiti, aprire linee di credito, entrare in un circolo vizioso che ti espone sempre di più, magari stai crescendo in termini di vendite, ma ogni euro che entra è già impegnato a coprire un buco, è una crescita tossica, non sostenibile.
Ultimo punto è l’indebitamento.
Non è sbagliato finanziarsi, sia chiaro, ma bisogna capire perché lo fai, se ti stai indebitando per fare innovazione, sviluppo, nuovi progetti, allora può avere senso, se invece ti stai indebitando per sopravvivere, lì è un campanello d’allarme, forse il tuo modello di business ha una crepa.
La crescita sana, quella vera, non si misura solo con il fatturato, quello, come diciamo spesso in Exeen, è un KPI di vanità, bello da mostrare, ma non dice nulla sulla salute reale dell’impresa, è il margine, la cassa, la capacità di finanziare il proprio futuro a dirti se stai davvero costruendo qualcosa di solido.
Economia circolare e sharing economy: perché non sono solo storytelling
Spesso, quando parlo di economia circolare con imprenditori più “tradizionali”, vedo una smorfia scettica, qualcuno storce il naso, altri la liquidano come “una roba da fricchettoni”, e lo capisco, il modo in cui se ne parla o meglio, il modo in cui spesso viene venduta è troppo orientata al greenwashing, troppo lontana dai numeri veri, eppure, la realtà è un’altra, questi modelli funzionano, e creano valore concreto.
Prendiamo l’esempio di IKEA.
Negli ultimi anni, ha lanciato un servizio che permette ai clienti di riportare indietro i mobili usati, ricevendo in cambio buoni sconto.
L’azienda poi rigenera questi prodotti e li rimette sul mercato. Il risultato? Hanno aumentato la fidelizzazione, ridotto gli sprechi e creato una nuova fonte di ricavi, un business nel business, il tempo ci dirà se ha prodotto un impatto significativo.
Oppure pensiamo a Share Now, nato dalla fusione tra i servizi di car sharing di BMW e Mercedes. Loro non vendono più l’auto, vendono l’uso dell’auto. È la logica della sharing economy, che sposta il valore dal possesso all’accesso e funziona perché riduce i costi per l’utente e aumenta la redditività per chi offre il servizio, un’auto parcheggiata 22 ore al giorno non genera valore, un’auto condivisa da cento persone, sì.
Lo stesso principio vale per l’economia circolare.
Riutilizzare materiali, ridurre gli sprechi, valorizzare i sottoprodotti… non è idealismo. È business è rischio ridotto, è maggiore controllo sulla filiera, è indipendenza dalle fluttuazioni di mercato.
Cosa fare oggi per costruire un business più solido
Se sei arrivato/a fin qui, probabilmente una domanda ti sta girando in testa:
“Ok, ma da dove parto?”
La risposta è dal senso critico non dalla strategia, non dal trend del momento, non dal competitor più rumoroso, impara a distinguere ciò che crea valore da ciò che lo consuma.
Guarda i dati e il comportamento dei tuoi clienti. Come stanno cambiando? Che cosa vogliono davvero?
Poi guarda dentro la tua azienda. I tuoi processi funzionano? Le persone hanno gli strumenti per lavorare bene? La tua struttura è costruita per resistere agli imprevisti?
Infine, guarda avanti. Dove vuoi arrivare? E, soprattutto, come ci vuoi arrivare?
Perché è da lì che nasce tutto e non c’è consulente, investimento, strategia che tenga, se non hai prima fatto pace con questa domanda:
“Sto costruendo qualcosa che regge nel tempo?”
Se vuoi iniziare la tua analisi ti lascio qui il primo step che facciamo con i nostri clienti:
Scopri il vero potenziale della tua azienda con il nostro Assessment
uno strumento pensato per aiutarti a riflettere sui numeri, sui processi e sulla sostenibilità del tuo modello di business. L’assessment riguarderà:
Controllo dei Numeri Aziendali – Sostenibilità Economica – Capacità di Adattamento – Investimenti e Innovazione -Benessere Economico Complessivo.
Ecco il link: https://tally.so/r/npJo5y
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